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domenica 3 agosto 2008

Gesti solo esteriori

In teoria i giochi di squadra (come le ricerche di gruppo) potrebbero essere occasione e strumento per educare ai valori della democrazia, della cooperazione e della tolleranza: tutti elementi di un buon adattamento alla società, ergo di una buona socializzazione.
Un' insegnante di ginnastica, ad esempio, sceglie due capitani, i due capitani scelgono a turno i loro giocatori tra i bambini della loro classe e le due squadre cominciano a giocare. Un osservatore superficiale potrebbe sentirsi soddisfatto del risultato, quello che si vede sono due squadre che giocano. Ma cosa stanno vivendo i bambini?
L'adulto, presente-coerente-sensibile, potrebbe scegliere preventivamente i membri delle due squadre secondo principi suoi (parità delle forze in campo) e senza dare troppe spiegazioni, tra le due squadre tutti potrebbero fare a turno il capitano trasmettendo così il messaggio che un bravo capitano vince con la squadra che ha (non con quella che non ha o quella che vorrebbe avere) dove ciascuno fa la sua parte come meglio riesce: è cruciale saper valorizzare il contributo di ciascuno, non decidere chi scegliere e chi escludere.
Invece... l'insegnante di ginnastica fa fare il capitano sempre ai soliti, che scelgono ed escludono sempre i soliti... una, due volte, non occorre arrivare alla terza perché i bambini interiozzino che i primi son sempre primi, ed essere scelti per ultimi nella squadra di calcio assume significati che vanno oltre l'essere bravi o no con il pallone (che di per , chi se ne frega!). L'osservatore superficiale vede due squadre che giocano, andando in profondità ci si accorge che quell'esperienza, se non è guidata da un adulto presente ed intenzionato ad educare ai valori della democrazia, della cooperazione e della tolleranza, non fa che sottolineare le diversità tra i bambini e rafforzare la gerarchia di quel gruppo.

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