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sabato 4 luglio 2009

Lavori di gruppo

Temo di avere punti di vista controcorrente anche su questo. Non credo ciecamente nel lavoro di gruppo. Ne ho avuto due esperienze.

1)Ero studentessa. L'insegnante di storia, ma laureata proprio in pedagogia, ci fa fare un lavoro di gruppo, una ricerca. Ogni gruppo deve trarre informazioni sul tema della ricerca dalla consultazione di qualche libro, fare una sintesi scritta dei contenuti ritenuti attinenti al tema della ricerca, esporre l'elaborato in una decina di minuti al massimo. Bello, sembra.
Ecco cosa è successo. Nel mio gruppo c'era un individuo più debole in quel tipo di esercizio (sintesi ed esposizione, in pratica imparava tutto a memoria senza sintesi ed esponeva inceppandosi spesso, ovviamente), e quindi costui era proprio il più bisognoso di esercitarsi no? Ebbene, a noi altri ha dato subito fastidio e gli abbiamo fatto capire più o meno esplicitamente che il suo contributo ci avrebbe solo fatto perdere tempo. Si è fatto da parte, ha ricopiato il lavoro finito e stop.
Ci ha dato fastidio inoltre anche il fatto che avrebbe comunque preso il nostro voto.
Quello che avrebbe potuto esercitarsi dove era più debole non lo ha proprio fatto, inoltre l'insegnamento sociale che abbiamo tratto lui e noi da questa esperianza... insomma, una vera schifezza.
L'unico vantaggio è stato dell'insegnante credo: facendoci competere tra noi ha avuto un paio d'ore di tranquillità, il suo lavoro è finito nel momento in cui ha dato le consegne.

2)Ero animatrice in un camposcuola, noi animatori eravamo istruiti-coordinati da una professionista laureata in scienze della formazione (la nuova laurea pedagogica).
Avevo nel mio gruppo una bambina segnalataci perchè in ritardo a scuola (in pratica leggeva e scriveva stentatamente) e un autentico ritardato (10 anni ma come ne avesse 6).
La professionista coordinatrice aveva pensato a strutturare le nostre giornate che si snodavano attraverso molte attività che dovevano raggiungere determinati obiettivi e dovevano durare tot tempo per passare alla prossima.
Quando si è trattato di inventare e scrivere una poesia la mia bambina lenta a scrivere non era riuscita a suggerire neppure una parola, così si è spontaneamente offerta di ricopiare la poesia. Non è meraviglioso penserete? L'insegnamento, secondo la mia testa, di quel lavoro di gruppo doveva essere:"Ognuno fa una parte, aspettiamo pazientemente che lei ricopi la poesia". Dovevano fare l'esercizio di aspettare la compagna, invece... Ecco la professionista pedagoga del cavolo: ci ha sgridati tutti perchè eravamo ultimi, perchè l'attività che doveva durare un'ora durava di più e ci è mancato poco che le togliesse la penna di mano. Allucinante.
Il senso di inferiorità di quella bambina si è leggermente riforzato, è l'unico risultato che ci vedo. Chi se ne frega della poesia?
Un'altra volta si trattava di fare la gara con la carriola, sapevo che i membri normodotati del mio gruppo non avrebbero fatto di buon grado coppia col bimbo ritardato e mentre la coordinatrice spiegava le regole del gioco stavo parlando al mio gruppo di questa cosa cercando di superarla... la professionista mi ha sgridato davati a bambini e animatori (possiamo dire colleghi?) perchè parlavo mentre parlava lei, poi subito dopo il mio bambino ritardato si è fatto avanti per fare la carriola e nessuno lo ha seguito per tirargli su le gambe.
Veramente una scena da incubo.

6 commenti:

Viviana ha detto...

guarda che l'apprendimento cooperativo nn è qsto.. ci ho fatto la tesi, te lo spiego qdo vuoi! al contrario è molto utile anche per chi ha problemi....

una mamma ha detto...

Ho letto dell'appr. cooperativo le definizioni sul sito http://www.apprendimentocooperativo.it/
Ne ho tratto che, dei due episodi da me vissuti, la ricerca di storia sia stata condotta con questa metodologia ma da una professoressa incapace; inoltre, per quanto la prof abbia seguito le regole della casualità nella costituzione dei gruppi, nella mia classe c'erano già delle divisioni chiare e nette tra gruppi (nel senso tradizionale del termine "gruppi"). Il risultato è stato quello opposto ai principi di tale Dishen e O'Leary che ho letto su
http://www.apprendimentocooperativo.it/Il-coop-learning/cos-è/il-lavoro-di-gruppo/#read
salvo per il principio di autonomia dall'insegnante.
L'episodio del camposcuola non fu un tentativo di fare coop. learning in piena regola anche se ve ne sono diverse tracce, forse dovevo riportarlo a parte quale esempio di cecità della pedagoga d'esperienza...

Lo sapevo che ci avevi fatto la tesi, grazie della disponibilità a spiegarlo. Ne conoscerai anche le critiche allora... ne ho trovato alcune in questa intervista, chi pone le domande sa quali sono i punti deboli su cui puntare:
http://wwwcsi.unian.it/educa/interviste/rf5.html

...e resta sempre un margine di dubbio che il ricercatore veda quel che vuole vedere, come in ogni ricerca.
Adesso va di moda questo metodo, io dico
1)che è la persona (l'insegnante)che fa funzionare il metodo
2)che se prima non ho una strategia di studio personale, su cui mi alleno da sola, non posso avere molto da condividere in un lavoro di gruppo (così il mio compagno si è fatto da parte).
3)il superamento della lezione frontale si ottiene facendo di ogni studente un ricercatore.

Le persone che raccontano il metodo di studio dei loro figli homeschoolers testimoniano questo fatto "straordinario": i bambini entro l'età della nostra seconda media divengono ricercatori autonomi: gesticono il programma da svolgere e sanno valutare in quanto tempo svolgerlo, scelgono le fonti su cui studiare, traggono sintesi con immediatezza e nel momento in cui si trovano a cooperare insieme (associazioni di genitori che fanno homeschooling organizzano meeting per studiare insieme i figli) pare che ci riescano. Si tratta in effetti di comunità, non singole famiglie, che fanno homeschooling: forse questi piccoli gruppi eterogenei (per sesso, estraz. sociale e addirittura per età) realizzano naturalmente le premesse e gli obiettivi di coop. learning che conosci tu accademicamente...

una mamma ha detto...

sul yahoo americano esiste proprio la sezione dedicata all'homeschooling
http://answers.yahoo.com/dir/index;_ylt=ApsopXm98LhrJWyYb4AwLJrW5nNG;_ylv=3?link=list&sid=396546443

Viviana ha detto...

io sono stata in una V elementare, con 1 alunno certificato, e 2 con problemi nn certiifcati: il risultato è stato ottimo! l'obiettivo del cooperative learning è che al posto dell'insegnante adulto si sostituisca un compagno più grande o più competente in un dato ambito, in amniera tale da fungere da insegnante ma che dovrebbe riuscire a far capire meglio i concetti. La formazione dei gruppi nn deve essere casuale, ma deve essere ben bilanciata per ogni gruppo (nn si fa il gruppo dei bravi e il gruppo degli 'scarsi') e inoltre, oltre a migliorare l'apprendimento, questo metodo favorisce un miglioramento nella socializzazione. Inoltre il voto nn viene dato al gruppo, ma viene fatta una verifica e il voto viene dato singolarmente (sicchè la prof che vi ha dato il voto di gruppo, vi ha fatto fare 1 lavoro di gruppo, nn cooperative learnig!!). punti deboli ce ne sono, come in tutte le metodologie, sta alla persona capire il ocntesto ideale nel quale applicarla!

una mamma ha detto...

Grazie Viviana della precisazione! Se non era per te restavo in questo errore chissa per quanto.
Cambio anzitutto il titolo al post e continuo a pensarci.

Viviana ha detto...

figurati! sempre a disposizione.. buon lavoro :)